Oggi vi parlo di Scritto nelle stelle, l’ultimo album in studio di Ghemon pubblicato il 24 aprile scorso in piena pandemia. Aspettavo l’uscita di questo disco da Sanremo 2019, un tempo lungo in cui ho avuto modo di ascoltare i suoi lavori precedenti.
Ho acquistato Scritto nelle stelle prima ancora dell’uscita, è stato un regalo che mi sono fatta in quei giorni tutti uguali, l’ho aspettato e scartato con la curiosità di un bimbo che riceve un dono inaspettato e non ho più smesso di ascoltarlo.
La quarantena mi aveva messo di fronte all’evidenza che la mia frequentazione della musica era basata sui passi, quelli che ogni giorno facevo per spostarmi da un luogo all’altro. Venendo meno ogni spostamento l’ascolto non aveva uno spazio e neanche l’attenzione necessaria, così tutta la nuova musica era caduta nel vuoto. Buona stella prima, l’intero album poi, hanno permesso alla musica di ricrearsi uno spazio tutto suo in quella normalità “costretta”. Con i brani di Scritto nelle stelle sono arrivati i primi respiri a pieni polmoni quando iniziava a mancare l’aria, il movimento quando tutto era statico, la voglia di cantare e ballare più forte di prima.
Ghemon in questo disco ha messo la vita nero su bianco e l’ha dipinta con una musica piena di colori e sfumature, è così che ogni brano ha un testo che inchioda e un sound che vibra. Non c’è ritornello che non vi ritroverete a canticchiare appena svegli la mattina o che non vi faccia venir voglia di ballare. Suoni densi di alchimie in grado di disegnare i contorni di uno stile che non è solo rap, non è solo soul o R’n’B, è il mondo di Ghemon ed in quanto tale è unico e riconoscibile.
Scritto nelle stelle è un album strettamente aderente alla quotidianità, trasuda vita. Senza risultare ridondante Ghemon è riuscito a raccontare in maniera puntuale quello che ci gira intorno, per farlo ha utilizzato barre fitte di parole ma anche molte aperture, testuali e musicali, che potessero permettere all’ascoltatore di prender fiato e metabolizzare. Siamo di fronte a 11 brani densi di termini scelti accuratamente con l’intento di restituire un tutto omogeneo senza tralasciare i dettagli che, spesso, emergono da giochi di parole, metafore nascoste e rime inaspettate.
Champagne e Cosa resta di noi sono la forza di chi, a distanza di tempo, si guarda indietro e sa che qualche perdita è stata un guadagno, Inguaribile e romantico, Un vero miracolo, Io e te ma anche In un certo qual modo raccontano l’amore che resiste alla quotidianità e cresce nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i caratteri e i difetti di entrambi. K.O. , Buona stella e Questioni di principio ci ricordano quello che veramente conta nella musica e nella vita in generale. Menzione a parte va, invece, ad Un’anima, brano intenso e così intimo da riuscire ad essere universale. Se le parole di questo pezzo non vi sono familiari, se non vi siete mai trovati spalle al muro a tu per tu con quell’anima chiusa in un angolo, probabilmente state mentendo a voi stessi.
Questo disco è la storia di chi sa da dove viene e dove sta andando, di chi, forte della strada fatta, è consapevole della sua forza e ha imparato a riconoscerla ed utilizzarla nei momenti di difficoltà che inevitabilmente torneranno. Le ferite servono a ricordare il dolore ma anche la rinascita che, senza quel dolore, non avrebbe avuto lo stesso sapore.
Trattandosi di un disco finalizzato in un tempo in cui virus, pandemie e quarantene erano appannaggio esclusivo di film di fantascienza e serie tv, quel che colpisce è l’aderenza di alcuni brani al momento attuale. Il lockdown ci ha messo faccia a faccia con noi stessi, ci ha fatto sentire contemporaneamente prigionieri e liberi, ha tolto dalla nostre vite la frenesia di questi anni e ci ha mostrato quel che resta: il valore di ognuno, i rapporti che abbiamo saputo costruire, quel che non si quantifica in denaro e non impone fretta, ma reclama tempo e attenzione. Tutto questo Ghemon lo ha raccontato prima ancora di ritrovarsi chiuso dentro un appartamento, Un’anima sembra l’esatto resoconto del travaglio interiore a cui questi mesi ci hanno costretto e K.O. oggi suona come un monito post crisi.
Se non conoscete Ghemon vi consiglio di ascoltare i suoi dischi precedenti e leggere il suo libro Io sono. Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle (qui ne parlo).
Come per ogni disco vi lascio la tracklist con le frasi che ho preferito di ciascun brano: